Scopriamo il CVT a variazione continua
Dopo il doppia frizione, l’automatico con convertitore di coppia e il robotizzato, parliamo del CVT, acronimo di “Continuously Variable Transmission”. La sigla spiega in tre parole la caratteristica fondamentale di questo tipo di cambio: una trasmissione con variazione continua del rapporto. Il funzionamento è molto simile alle trasmissioni a variatore comunemente montate sugli scooter, anche se i moderni cambi CVT per auto sono molto più complessi, essendo controllati elettronicamente.
Il cambio CVT, come tutte le altre tipologie già viste, prevede un costo aggiuntivo sul costo della macchina, ma rispetto ad un cambio automatico classico è costituito da meno componenti, più semplici e più economiche. Il vantaggio principale del CVT, come già detto, è quello di poter avere (quasi) sempre a disposizione il rapporto ideale per un certo regime e condizione di utilizzo: queste permette di ottenere un miglior rendimento del motore. Uno dei problemi, invece, è il fatto che non tutti i guidatori apprezzano il funzionamento di questo cambio, anche per quanto riguarda l’aspetto sonoro: bisogna farci l’abitudine.
La caratteristica appena descritta permette ai cambi CVT di approfittare di un numero teoricamente infinito di rapporti, con valori compresi tra il minimo e il massimo valore possibile (imposti dalla geometria del cambio). Nelle altre tipologie di cambio, invece, il numero di rapporti disponibile è ben definito (gli ultimi modelli arrivano a quota 10). La possibilità di scegliere il rapporto esatto consente di far funzionare il motore sempre al regime ideale per un determinato utilizzo: ne consegue una migliore gestione dei consumi. Questo tipo di cambio, infatti, è quello che garantisce il miglior abbinamento tra la curva di coppia e massimo rendimento del motore e la curva di coppia resistente richiesta per il movimento del veicolo.
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